La
correzione delle cicatrici retraenti
Introduzione
Il trattamento degli esiti di ustione della
mano assume aspetti diversi in relazione alla gravità
ed estensione della lesione. Si distinguono lesioni
gravi e complesse, che richiedono la correzione di rigidità
articolari e tendinee, o lesioni, come quelle da folgorazione,
che possono richiedere l’impiego di innesti nervosi
o lembi composti, da lesioni più limitate e superficiali
in cui il problema principale è legato alla presenza
di cicatrici cutanee retraenti. Su queste ultime lesioni
ci soffermeremo, delimitando il problema alla regione
del palmo e del dorso della mano.
La varietà dei quadri osservati dipende dalla
gravità (profondità) ed estensione dell’ustione,
dal trattamento dell’ustione in fase acuta e da eventuali
complicanze. In ogni caso, sulla base del quadro clinico
e di altre considerazioni (età, esigenze funzionali,
condizioni generali, ecc.) si dovrà innanzitutto
stabilire un programma ricostruttivo completo da realizzare
in tempi successivi in base a priorità di carattere
generale e personali del soggetto.
Se il programma prevede molti interventi si potrà
ricorrere a interventi combinati in modo da ridurre
il numero di anestesie e la durata complessiva del trattamento.
Per quanto riguarda la mano, nelle lesioni bilaterali,
si procederà da prossimale a distale e alternando
interventi a destra e sinistra in modo da ridurre gli
intervalli e favorire la riabilitazione. Nella singola
mano si procederà al recupero del polso, poi
il pollice e le metacarpo-falangee, le commessure e
quindi le dita, e contenendo il rischio di complicanze
si farà ricorso, per quanto possibile, a interventi
combinati e coordinati con il programma riabilitativo
che deve accompagnare continuamente il programma chirurgico.
Per
la correzione delle cicatrici e la copertura cutanea
del palmo e del dorso della mano disponiamo di diverse
tecniche di chirurgia plastica ricostruttiva. La scelta
della tecnica più adatta in ogni situazione rappresenta
la fase finale del processo diagnostico e si basa innanzitutto
sulla conoscenza dell’anatomia e della funzione della
cute della mano.
L’analisi
delle caratteristiche della lesione che dobbiamo riparare
e del soggetto stesso ci permettono di fare una prima
scelta di metodo, per porre poi l’indicazione alla tecnica
chirurgica considerata più idonea a correggere
un determinato difetto.
La cute della mano rappresenta
un vero e proprio organo, con funzione sensitiva e sensoriale
(unico organo sensoriale al di fuori della testa, proiettato
nello spazio) e con funzione motoria passiva (permette
o può impedire i movimenti anche in presenza
di strutture osteo-articolari e muscolo-tendinee integre).
Rappresenta inoltre una via di penetrazione di farmaci
e di agenti lesivi e infine è via di accesso
per gli interventi chirurgici. (Levame, 1987). Essenzialmente
quella del dorso è particolarmente elastica e
scorrevole, mentre quella palmare resistente e fissa.
La cute palmare è costituita da un rivestimento
corneo e spesso, con creste epidermiche che la dotano
di una buon aderenza al tatto per il riconoscimento
degli oggetti. Le pliche articolari invece sono punti
di repere per le articolazioni e sono fortemente ancorate
ai tessuti fibrosi sottostanti che le conferiscono stabilità.
Nei polpastrelli palmari è imbottita di tessuto
adiposo ricco di terminazioni nervose.
La sua sensibilità e stabilità permettono
una corretta funzione di presa degli oggetti. Particolarmente
importanti sono le zone di contatto nelle varie forme
di presa. Si distinguono zone di contatto primarie,
secondarie, terziarie. Quelle primarie variano a seconda
della pressione esercitata e della forma dell’oggetto.
Ad
esempio, per l’uso di una penna sono quattro: polpastrello
del pollice, emipolpastrello esterno dell’indice, faccia
esterna della falange intermedia del terzo dito, faccia
dorsale della prima commessura. Le zone secondarie sono
quelle che entrano in contatto fra loro, come la faccia
laterale delle dita. Le zone terziarie rappresentano
le superfici di appoggio con i supporti (un tavolo ad
es.) sui quali si esercita quell’attività.
Questi
concetti, essenziali nella riabilitazione, sono utili
anche nella pianificazione di interventi ricostruttivi.
Altra struttura fondamentale nella funzione della cute
palmare è la fascia palmare o aponeurosi palmare.
Essa comprende due strati distinti al suo estremo prossimale.
Quello superficiale è in continuità col
tendine del palmare gracile. Distalmente si distingue
uno strato longitudinale superficiale e profondo e uno
strato trasversale. Ai lati la fascia tenare e ipotenare
sono più sottili. A livello delle commessure
si distingue il legamento natatorio, a sua volta composto
da vari elementi, noti nella patologia del Morbo di
Dupuytren.
Si distinguono aree funzionali diverse quali la paletta
palmare centrale, la cute delle commessure, quella delle
eminenze muscolari.
Le lesioni della cute palmare sono in genere dovute
a ustioni da contatto, con solidi o liquidi, oppure
da agenti chimici, da presso ustione o da corrente elettrica.
Ustioni anche estese ma poco profonde lasciano meno
postumi al palmo, grazie allo spessore della cute in
questa sede, mentre possono lasciare cicatrici retraenti
nelle commessure e nel passaggio polso-palmo.
La cute del dorso, più sottile ed elastica, mobile
sui piani profondi, sollevabile in pliche a dita estese,
con sottocute lasso sopra la fascia sottile che ricopre
i tendini estensori. E’ ricoperta di peli e possiede
ghiandole sebacee. Si distinguono aree funzionali della
porzione centrale, la regione delle articolazioni metacarpo
falangee e del polso, la zona della prima commissura
e delle commissure delle dita lunghe. Non esistono importanti
differenze strutturali ma le esigenze funzionali diverse
richiedono metodi riparativi specifici.
Le lesioni della cute dorsale, più esposta e
maggiormente coinvolta nelle ustioni estese, in genere
dovute a ustione da fiamma, gas surriscaldati e liquidi,
sono estese e determinano retrazione prevalentemente
delle metacarpofalangee e delle commissure.
Correzione
delle cicatrici da ustione
Le
tecniche chirurgiche a disposizione sono, in particolare:
innesti
a spessore parziale
a spessore totale
lembi
locali (plastica a zeta)
a
distanza casuali (addominale o toracico)
a distanza assiali (Mc Gregor assiale)
a isola ( interossea posteriore, cubitale di Becker,
radiale reverse)
liberi (laterale del braccio, parascapolare, dorsalie
del piede, ecc.)
espansione cutanea
Innesti
di cute
Gli innesti di medio spessore, prelevati con dermotomo,
trovano indicazioni limitate, prevalentemente nelle
lesioni superficiali ed estese, nella porzione centrale
del palmo, meno utili nel dorso.
Gli innesti a tutto spessore forniscono una copertura
più solida e di miglior qualità dal punto
di vista estetico. Richiedono per contro un miglior
letto e si utilizzano soprattutto nelle commessure e
sopra l’eminenza ipotenare o nel dorso della mano.
Lembi
cutanei
Esiste attualmente una gran varietà di lembi.
Alcuni di questi, come quelli a distanza casuali o assiali,
chiamati anche tradizionali, rappresentano oggi una
soluzione di seconda scelta, ma devono essere considerati
ogni qualvolta una soluzione in tempo unico non sia
attuabile per qualche ragione e come soluzione di salvataggio
in caso di fallimento di lembi microchirurgici. Altri
lembi molto utili invece sono quelli locali, e fra questi
il principale è rappresentato dalla plastica
a zeta, risorsa preziosa in chirurgia plastica, che
nel palmo può essere utilizzata come soluzione
unica o come piano di lavoro per spezzare cicatrici
detraenti, integrata con innesti se necessario.
I lembi di più recente concezione consentono
una soluzione in tempo unico per lesioni anche estese
e complesse, apportano una buona vascolarizzazione e
coprono adeguatamente lesioni profonde riparate. Gli
inconvenienti principali sono rappresentati da una maggior
complessità e rischio di insuccesso. Si distinguono
lembi assiali a isola prelevati nello stesso arto, e
lembi liberi microvascolari. Tra i primi i più
utilizzati sono il lembo di interossea posteriore di
Masquelet, il lembo ulnare di Becker. Il lembo fasciocutaneo
radiale o “cinese” trova ancor meno indicazione in quanto
le lesioni profonde e complesse del palmo che richiedono
un lembo frequentemente comportano un interessamento
dell’arcata palmare. I lembi liberi più adatti
al palmo della mano sono lembi sottili come il laterale
del braccio. La scelta di un lembo libero è poi
legata alla esperienza del chirurgo e alla disponibilità
di aree donatrici. Una indicazione importante per i
lembi assiali o liberi è rappresentata dalla
copertura di due aree importanti: il passaggio palmo-polso
e la prima commissura.
Espansione
cutanea
Risorsa importante utilizzata con timore nella mano
perché considerata ad alto rischio di complicazioni.
In realtà se ben condotta offre una valida alternativa
ai lembi a distanza o i più impegnativi lembi
liberi. Ha il vantaggio di utilizzare cute di vicinanza,
che conserva sensibilità e le caratteristiche
morfo-strutturali di una cute simile a quella lesa.
Utile nelle commessure e nei bordi del palmo (regioni
tenare, ipotenare, polso) oppure nel dorso della mano,
garantisce a questo livella la necessaria elasticità.
L’inconveniente principale è dato dalla durata
del trattamento e la necessità di due tempi chirurgici.
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